Giovedì 28 novembre 2019
10:00-12:15
Luogo Ideale Spazio Eventi (Milano)
“È leggero il compito quando molti si dividono la fatica”
L'apparente semplicità di questa affermazione, che ha attraversato mondi e secoli e da Omero è arrivata a noi, può nascondere pesanti ambiguità? Insieme ci si mette perché ci si riconosce senza negare chi resta fuori, o insieme ci si mette perché si trova, o si inventa, un nemico e ci si identifica per diversità?
Tutti contro tutti? O tutti per uno e uno per tutti, per restare nel piccolo e affascinante cosmo dei tre moschettieri, più D'Artagnan, naturalmente?
Di questo vorremmo parlare nella settima edizione dell'evento annuale promosso da Sulleregole e dedicato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado.
Parlare di cooperazione e del suo contrario, la competizione: perlomeno nel significato più severo che vari slittamenti semantici hanno trascinato dal “cum-petere” latino, da quel “cercare insieme di raggiungere qualcosa” (quasi un sinonimo del cooperare), al prevalere sugli altri o su tutti, visti come avversari da schiacciare ed eliminare.
Competizione e cooperazione sono modelli agli antipodi, che a loro volta giacciono su strutture di società plasticamente rappresentate dalla geometria: società verticale e orizzontale. Nella prima gli individui vengono selezionati attraverso la competizione, e si dà vita a una gara che produce vincitori e sconfitti, con il precipitare di questi ultimi nella scala della gerarchia sociale a individui declassati e inutili, ma anche con l'antieconomica e conseguente perdita di quelle potenzialità.
Nella società orizzontale nessuno si potrà dire inutile, tutti sono degni in quanto individui. La comunità progredisce attraverso l'utilizzo e la valorizzazione delle diversità e fatta salva la capacità di gestire e trarre il meglio attraverso la composizione di fisiologici e ineliminabili conflitti.
La scelta di uno dei due tipi di società in cui vorremmo vivere o non vivere è la sfida che parte dai primi anni della nostra vita, allora inconsapevolmente, e dalle forme educative che la scuola consapevolmente propone. E quanto la scuola sarebbe essenziale nel proporre fin dalla sua struttura didattica modelli cooperativi e valorizzazione delle attitudini e diversità!
Però, c'è un però: chi di noi si immedesimerà nell'anonimo quanto essenziale contributo della formica operaia senza gloria e destinata al silenzio delle cronache? E ancora, quanto faticoso sarà rinunciare al gongolare del proprio io? Sapremo accettare il rischio e superare con la fiducia la paura dell'altro, ricordando che gli altri siamo noi?
È una gara anche questa, ma da condurre tutti per uno e uno per tutti, per l'eguaglianza e la dignità, per la sopravvivenza stessa del mondo che, nella verticalità attuale, corre verso un'imprecisata ma ineluttabile fine.
Lucio Anneo Seneca diceva: “Chi fa il bene a un altro fa del bene anche a se stesso”. Non era solo altruismo il suo, meglio: era altruismo sociale e funzionale. E potrebbe essere via altra di felicità e salvezza.
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